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L'uso dei suoni nell'arte ambientale

L’uso dei suoni nell’arte ambientale

L’arte ambientale utilizza suoni e musica per creare opere che oltrepassano i confini del visivo. Il caso di Gian Maria Tosatti.


L’uso dei suoni nell’opera ambientale “Il mio cuore è vuoto come uno specchio” – Episodio di Istanbul


L’uso dei suoni nell’arte ambientale cattura da sempre la mia attenzione. Nell’episodio di Istanbul de “Il mio cuore è vuoto come uno specchio“, l’artista Gian Maria Tosatti sceglie il suono di un grammofono per disvelare il senso profondo di questa sua opera d’arte ambientale.

L’accesso è consentito ad una persona alla volta. Si entra in una stanza disadorna e decadente di una vecchia palazzina liberty di Istanbul. C’è una giovane donna seduta, con il capo posato sul tavolo, indifferente all’arrivo del visitatore. L’atmosfera è ovattata, sospesa. La ragazza si alza in piedi, s’avvicina ad un grammofono solitario e compie l’azione inattesa che illumina di poesia il momento: gira la manovella del grammofono, appoggia la puntina sul disco, rivolge la tromba in ottone verso la finestra aperta e una melodia dolcemente malinconica si diffonde in mezzo ai rumori assordanti del quartiere devastato dall’invasione delle ruspe demolitrici.

La ragazza, sorda, unica abitante dell’edificio (la cantante e performer Ayşe Köksal), diventa portatrice di un messaggio di bellezza e di resistenza poetica in mezzo a Tarlabasi, il quartiere curdo della metropoli turca che per Tosatti è simbolo della crisi di una democrazia che lascia avanzare la speculazione edilizia distruggendo un vivace quartiere popolare.
«Lei – racconta Tosatti in una intervista rilasciata ad Askanews – contrasta le forti vibrazioni della distruzione del quartiere, di queste gru, di questi escavatori con l’apertura di una finestra e il portare fuori della musica, delle vibrazioni armoniche che in un certo qual modo cercano di contrastare le vibrazioni aggressive dei martelli pneumatici». 

Qui l’uso dei suoni è l’espediente per esprimere una realtà in conflitto. 

I progetti artistici di Gian Maria Tosatti, del resto, nascono da riflessioni che portano alla creazione di installazioni per edifici o vaste aree, opere di arte ambientale che indagano temi legati al concetto di identità.

L'uso dei suoni nell'arte ambientale di Gian Maria Tosatti. Immagine di un frammento del video dell'opera "Il mio cuore è vuoto come uno specchio - Episodio di Istanbul": una donna alla finestra guarda il paesaggio desolato di edifici in via di demolizione; accanto a lei un grammofono.
myheartisvoid.com

L’uso dei suoni nell’arte ambientale. Biennale Arte 2022, “Storia della notte e destino delle comete”


I suoni sono co-protagonisti anche nell’opera d’arte ambientale che Gian Maria Tosatti ha realizzato per il Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022. Un percorso alienante che restituisce al visitatore un’immagine tragica dell’Italia, la fine del miracolo industriale, del sogno di un progresso senza dialogo con la natura, sordo alle necessità dell’ambiente.

L’opera occupa 2000 metri quadrati delle Tese delle Vergini all’Arsenale veneziano. Ambienti bui, dai muri scrostati, in cui si respira un’atmosfera desolante e malinconica. Spazi occupati da enormi macchinari di un cementificio in disuso e, a seguire, da macchine per cucire Singer appartenute ad un ex opificio tessile. A una vecchia radiolina a transistor Tosatti affida il compito di rompere questo silenzio polveroso; la radio trasmette in loop musica e parole di Fuga per la vittoria, un film ispirato alla storia vera di una squadra di coraggiosi ucraini che nel 1942 sconfissero a Kiev i nazisti davanti a un intero stadio. «Quel suono è come una guida – spiega Tosatti -, dice che ognuno di noi sta combattendo ogni giorno un’altra battaglia, quella per rendere il mondo migliore, più consapevole».
In un altro ambiente viene ricostruito un appartamento spoglio, con piastrelle che scricchiolano sotto i piedi e porte di alluminio che stridono.
Proseguendo e camminando in un buio sempre più fitto ecco che si incontra il secondo ‘atto’ di questa installazione. Si giunge su un molo dove l’acqua è la protagonista, un mare nero che che è un’invito dell’artista a tornare ad innamorarci della natura.

Ad un domanda di un giornalista che gli chiede se il suono e il silenzio giochino un ruolo significativo nella sua arte, Tosatti risponde:

«La musica ha un potere incredibile. Uso la musica (i suoni sono eminentemente musica) nei miei lavori come parte di un’orchestrazione. Mi concepisco come un conduttore. Non sono un pittore, non uno scultore, non sono un solista. Quando suono è un’orchestra che suona. Spazio, luce, tempo, macchine, operai, performer. E la musica ne fa parte. Il tempo sono i miei violini, la luce sono i miei violoncelli, lo spazio sono le mie percussioni, forse il suono sono i miei flauti. E se manca un solo elemento, l’intera sinfonia cade a terra».

L’uso dei suoni nell’arte ambientale, dunque, per Gian Maria Tosatti è uno strumento potente, elemento fondamentale di una sinfonia fatta di luce, spazio, tempo e musica.

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