Libri che diventano podcast e podcast che diventano libri: le forme di sinergia tra libri e prodotti audio sono sempre più frequenti e ben accolte dal pubblico.
Questa è la storia di DOI e di quando un libro diventa un podcast. Alla sua prima esperienza nel mondo dei podcast, Il professor Alberto Grandi si è ritrovato nel giro di pochi mesi in vetta alla classifica di Spotify e di Apple Podcast.
Sull’onda dello straordinario successo di DOI, il suo libro Denominazione di origine inventata, edito da Mondadori, ha ritrovato nuova vita. Questa sinergia è stata proficua anche in senso inverso: l’ultimo libro di Alberto Grandi, L’incredibile storia della neve e della sua scomparsa (Aboca Edizioni), è diventato a sua volta protagonista di una puntata del podcast.
Storia di DOI: da libro a podcast
Questa è la storia di DOI. Gli autori del podcast sono lo scrittore e giornalista Daniele Soffiati e il professor Alberto Grandi, esperto di storia dell’alimentazione, docente e presidente del corso di laurea in Economia e management all’Università di Parma. La produzione porta la mia firma.
La storia di DOI inizia nell’autunno del 2021. Stiamo registrando una puntata del podcast Fogli del critico cinematografico Paolo Zelati e con noi c’è, come co-host, Daniele Soffiati. Durante una pausa Daniele mi racconta di avere un’idea per un nuovo podcast da realizzare insieme al professor Alberto Grandi. Ne discutiamo insieme e siamo convinti che possa funzionare.
Pochi giorni dopo ci ritroviamo per parlare di questo nostro progetto ad Alberto Grandi e l’incontro si chiude in modo positivo. Il professor Grandi è colpito soprattutto dalla possibilità di sfruttare un lungo periodo di tempo per argomentare le tesi del suo libro Denominazione di origine inventata. È una libertà che caratterizza il podcast e che non si trova in nessun altro mezzo. Quando si lavora per la carta stampata, si è obbligati a selezionare i contenuti, mentre il podcast permette di approfondire e dare spazio a nuovi contenuti.
Format e target di DOI
Daniele e Alberto si incontrano nei giorni seguenti per studiare il format di DOI: sarà un podcast con un host e un co-host che dialogano in modo colloquiale, con un tono di voce informale e ironico. I temi, sviluppati nell’arco di dieci puntate, prenderanno spunto dal libro Denominazione di origine inventata e, per non perdere in freschezza, da notizie di attualità. Si prevede anche l’invito di ospiti così da arricchire e diversificare il dibattito.
L’obiettivo è quello di affrontare il tema dei falsi miti legati al cibo: smascherare i luoghi comuni sulla nostra tradizione culinaria e le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani.
Definire l’obiettivo del podcast implica anche parlare ad un target di ascoltatori, così da calibrare al meglio il tone of voice e i contenuti. Pensiamo di coinvolgere persone interessante alla cucina italiana e alla storia del nostro Paese. Persone curiose di scoprire che la ricerca storica smentisce le supposte origini arcaiche dei prodotti tipici, dimostrando che le ricette tradizionali sono spesso invenzioni recenti.
Le tesi sostenute nel podcast potrebbero venire contestate, ma crediamo che le loro solide basi storiche ci consentiranno di smussare le punte più faziosamente polemiche del dibattito.
La brand identity di DOI
Mentre gli autori si focalizzano sulla definizione dei contenuti, il lavoro di produzione si concentra su un altro passo importante: costruire una brand identity per dare al podcast coerenza a lungo termine.
Naming
Serve un titolo efficace: propongo DOI, acronimo del titolo del libro, Denominazione di origine inventata. Suona bene, è conciso, coerente e facile da pronunciare. È adatto alla nostra idea iniziale, ma non ci vincola se il podcast dovesse evolversi nel tempo.
Audio brand identity
La strategia di branding audio si basa principalmente su un jingle d’apertura dinamico e coinvolgente, composto da una musica composta da una brass band e dalla voce femminile della speaker Chiara Maretti, in contrasto con le voci maschili degli autori.
Identità visiva
Per l’identità visiva di DOI coinvolgo nel progetto Emiliano Fanti. Siamo entrambi soci della Multifactory R84, uno spazio di lavoro condiviso che unisce liberi professionisti in un ambiente collaborativo. Dal confronto nasce una copertina dallo stile essenziale, con un’immagine facilmente identificabile: la “O” di DOI si trasforma nell’immagine stilizzata del cibo italiano più conosciuto nel mondo, la pizza. Domina il colore rosso, con tocchi di bianco e di verde per evocare ironicamente quel marchio di italianità che il podcast intende demistificare.
La prima serie di DOI
Cominciamo a registrare a metà novembre nella mia casa, con due microfoni a condensatore Suntronic STC-20 e la console RodeCaster Pro. Come digital audio workstation per l’editing scelgo il software Reaper.
Produco i primi dieci episodi nell’arco di un mese e la prima puntata è online il 28 gennaio 2022 sulle piattaforme Spotify, Apple Podcast e Google Podcast (servizio di hosting: Anchor). Al termine della prima serie registriamo due puntate extra.
Il successo del podcast
La promozione parte in sordina: decidiamo di puntare inizialmente sul passaparola e sulla stampa locale. Riscuotiamo da subito un certo interesse e passiamo da quaranta ascolti al giorno, nella prima settimana, ad un 50° posto nella classifica Spotify. A noi sembra già un successo.
Due segnalazioni fanno mettere il turbo agli ascolti: quella del blogger e chef Lorenzo Biagiarelli, che ne tesse gli elogi su Facebook, e il consiglio d’ascolto nel podcast Morning del vicedirettore del Post Francesco Costa.
La pizza in Italia è famosa grazie agli americani, che forse hanno pure dato il nome agli spaghetti. I tortellini a Bologna hanno sempre avuto un ripieno di pollame, fino a poche decine di anni fa. In Sicilia negli anni 50 il consumo di riso era 0, con buona pace della disputa fra arancini o arancine. Se siete già indignati, arrivate fino in fondo ed ascoltate il podcast dell’amico Alberto Grandi, che non è un quaquaraqua ma insegna storia dell’alimentazione all’Università di Parma. (…) Io sono al sesto episodio e sono sotto come un caimano.
Lorenzo Biagiarelli, 9 febbraio
DOI è un acronimo che sta per Denominazione di Origine Inventata. Si parla di cibo italiano e di cucina italiana. (…) È un podcast che vi aprirà un mondo, o forse vi chiuderà un mondo perché, con un tono molto leggero, si racconta di come la ricerca storica smentisce quasi sempre le origini arcaiche dei nostri prodotti tipici e delle nostre ricette. (…) Scopriamo insomma un sacco di cose che ci fanno litigare con i parenti e con gli amici la prossima volta che andremo a cena e tireremo fuori uno di questi e di tantissimi altri aneddoti che trovate lì dentro. Io mi sono molto divertito ad ascoltare questo podcast. (…)
Francesco Costa, 18 febbraio

Nei giorni che seguono queste segnalazioni, gli ascolti aumentano in modo esponenziale e ci ritroviamo al primo posto nella classifica Spotify, superando i centomila ascolti di puntata.
Nei mesi successivi riceviamo un’attenzione positiva anche da parte dei quotidiani nazionali. Il Foglio ci consiglia tra i cinque podcast da ascoltare, Il Fatto Quotidiano ci dedica un lungo articolo, Il Corriere della Sera intervista Alberto Grandi. Escono articoli anche su La Stampa, sul supplemento Cook del Corriere della Sera e sulle principali testate online.
La seconda serie. La storia di DOI continua
È il momento giusto per cavalcare l’onda del successo ed iniziare a pensare alla seconda serie di DOI. Gli argomenti ancora da trattare sono tantissimi e perciò decidiamo di duplicare il numero di puntate, passando dalle dodici della prima serie alle ventiquattro della seconda.
Alberto e Daniele si mettono subito al lavoro per trarre nuovi spunti dal libro Denominazione di Origine Inventata e introducono nel podcast anche contenuti diversi, per tenere viva la curiosità degli ascoltatori, senza abbandonare lo stile ironico e dissacratorio che caratterizza il podcast.
Abbiamo un pubblico fedele, ottimi numeri d’ascolto e siamo alla ricerca di una partnership in grado di valorizzare il nostro podcast. La troviamo nel gruppo GEDI che ha lanciato One Podcast, piattaforma che raccoglie la produzione audio digitale del gruppo.
La seconda stagione parte il 26 maggio 2022. Questa volta registriamo in studio, nel mio nuovo studio che si trova in Multifactory R84. Per dare continuità, il tema della prima puntata sarà di nuovo il più discusso, ovvero la presunta italianità del piatto simbolo dell’Italia: la pizza.
Le nuove puntate ci portano anche a ripensare alla promozione del podcast e decidiamo di sbarcare sui social con un profilo Instagram e TikTok (@doipodcast). È un passo impegnativo ma strategico per tenere viva l’attenzione del nostro pubblico.
Ora che siamo quasi giunti al termine anche di questa seconda serie, stiamo pensando a come rinnovare quest’avventura così entusiasmante. Quale sarà il futuro di DOI?
Trasformare un libro in un podcast
La storia di DOI è un esempio di come da un libro possa nascere un podcast. I podcast stanno diventando sempre più popolari e vedremo sempre più libri trasformarsi in serie podcast. Se sei un autore di libri, attraverso il podcasting puoi aumentare la visibilità del tuo lavoro e del tuo nome. Il podcast ti consente di creare un bacino di ascoltatori affiatati che diventeranno i lettori dei tuoi futuri libri.
Un altro vantaggio è l’aspetto creativo. Puoi reinventare il tuo testo: aggiungere contenuti, parlare di argomenti d’attualità, raccontare altre storie che si intrecciano con quelle già raccontate nel libro.
Hai mai pensato di trasformare il tuo libro in un podcast?